LA REGATA RACCONTATA DA UN OSPITE

SAILING CHALLENGE

La regata velica è un'attività complessa, che coinvolge nel profondo.
Parte da lontano, crea aspettativa, obbliga le persone a conoscersi durante i preparativi, le stimola ad apprendere cose nuove, offre ad ognuno un ruolo importante, chiede senso di responsabilità, impegna a fondo e sotto stress, produce risultati tangibili, misurabili e confrontabili.

Fasi preparatorie
Tutti i partecipanti hanno ricevuto 4 comunicazioni con cui, a più riprese, ci veniva spiegato il programma della regata e l'abbigliamento consigliato, e ci venivano fornite le previsioni meteo ed i dettagli della trasferta, con un crescendo di aspettativa molto coinvolgente.
Abbiamo ricevuto anche un breve manualetto, "La vela in 3 pagine", un riassunto dei termini marinari più importanti e delle nozioni veliche di base, che ci ha aiutati ad avvicinarci al mondo della vela ed a stemperare l'ansia. I concetti vengono ripresi più volte e spiegati anche al briefing velico in aula e grazie a questi passaggi, quando si arriva in barca i termini non sono più sconosciuti … Tutti, anche i più inesperti, possono partecipare e regatare per davvero.

Il mio equipaggio
La sera precedente la regata, prima di cena, ecco il briefing velico, al termine del quale è annunciato il programma della giornata, sono presentati gli skipper e formate le squadre. Quindi la cena con gli skipper, ognuno al tavolo con il suo team, momento davvero piacevole per approfondire la conoscenza e fugare tutti i vari dubbi e paure!. Gli equipaggi sono stati formati dall'Azienda, e su ogni barca è presente un sales con 7 clienti. Quindi ogni team sceglie il suo nome, quello della mia squadra è Luna Rossa, e riceve magliette di colore diverso da indossare l'indomani, la nostra è blu!

Sensazioni, emozioni, esperienze
Al mattino in porto vediamo le barche: un po' di smarrimento, eccitazione, timore. Riponiamo le nostre cose sotto coperta, ci sediamo nel pozzetto e ascoltiamo le istruzioni dello skipper, il nostro leader. Cominciamo a vederci più chiaro, il winch non è più solo un nome o la foto di un coso rotondo, ma lo posso toccare e farlo girare, il boma lo vedo, la scotta la posso maneggiare. Dopo una ventina minuti di spiegazioni pratiche, finalmente è il momento di mollare gli ormeggi, lo skipper dà i compiti a tre di noi: molla a prua, molla a poppa! Liberi! A terra il personale recupera le cime. Si inizia a navigare! Usciamo dal porto a motore, ma ora in mare aperto è il momento di issare le vele. Breve ripasso delle operazioni e dei compiti. Capito tutti? Dài, si fa. Per issare la randa dobbiamo metterci almeno in tre e se non ci coordiniamo ci ammazziamo di fatica e la vela non va su. Cominciamo a capire l'antifona … Anche chi diceva di essere imbranatissimo, fa il suo dovere, e ci riesce. Srotoliamo il fiocco e spegniamo il motore. Che silenzio, solo il fruscio dell'acqua! E … miracolo! La barca va, e va proprio dove vogliamo noi!! Impariamo a fare la virata col vento in prua, proviamo un po' di volte, è abbastanza facile. Se sbagli non succede niente di grave, ma se la fai bene la barca va più forte. Poi la strambata, ossia la virata col vento in poppa. Qui è più difficile e se qualcuno sbaglia (non io o tu, chiunque) succede un casino. "In campana ragazzi, tutti concentrati, si stramba" ci dice lo skipper.
Facciamo il giro dei ruoli, ognuno li prova tutti poi decidiamo chi farà cosa in regata. Nessuno ha un ruolo di diritto, lo skipper sceglie in base alle capacità per ottenere il miglior risultato. C'è lavoro per tutti.
Continuiamo ad allenarci e ad ogni virata e strambata miglioriamo un po'. Ci sentiamo già lupi di mare!

L'adrenalina sale
Intanto hanno preparato il campo di regata, le boe sono in acqua. Lo skipper ci spiega perché hanno quelle posizioni, ci fa vedere la linea immaginaria di partenza, ci obbliga a usare la fantasia per decidere le nostre mosse e prevedere quelle degli avversari.
"In regata non si scherza più", dice lo skipper, "tutti concentrati sui vostri ruoli, niente cazzeggi, niente polemiche, se uno sbaglia aiutatelo a rimediare. Niente iniziative personali. Questo è il metodo per vincere, e forse non basta: se gli altri sono più bravi vincono loro. Quindi mettiamocela tutta"
Parte il countdown dei 10 minuti alla partenza: ok ragazzi, fuori gli artigli.
Le barche si avvicinano, si incrociano, si sfiorano, gli skipper gridano "acqua!" per chiedere la precedenza. Andiamo bene, ma un'altra barca si sta avvicinando da poppa, ci ha ingaggiato. Abbiamo la precedenza ma se si avvicina ancora un po' chiederà acqua e dovremo dargliela. Sono le regole. Il timoniere chiede velocità … cazza randa, cazza fiocco, la barca si inclina un po' di più e accelera. Che sensazione di potenza! Il timoniere stringe il vento … non mollare, non mollare … pensiamo tutti insieme, all'unisono. Ci stiamo prendendo gusto. Facciamo il tifo per noi.
"5 secondi ragazzi, occhio…3, 2, 1 Via!" La prua è perfetta sulla linea. Siamo in regata.

Il sapore della responsabilità
Guardo il mio winch: ne sono responsabile io, lui non gira da solo, sono io (nessun altro) che devo azionarlo, io che decido l'attimo in cui mollare la scotta in virata, e se sono sottovento decido io quando cazzare, sono io che devo fare tutto alla massima velocità, e stare attento che la scotta non si incattivisca, sennò sono guai grossi. Gli altri si fidano di me e si aspettano che faccia tutto alla perfezione, non "quasi" perfetto. Perfetto. Perché loro devono fare quello che viene dopo. Guardano me.
"Pronti a virare", urla il timoniere (si comunica con tono forte e chiaro). Pronto! pronto! pronto! risponde ognuno.
"Viro!" (comunicare per condividere). Ognuno sa quello che deve fare. A seconda del vento che c'è, mollo la mia scotta un istante prima o un istante dopo, per aiutare la virata, ma senza esagerare sennò finiamo troppo sottovento. Devo valutare, prevedere, decidere, eseguire. In frazioni di secondo. E' bello. Ho la bocca secca.

Sentirsi campioni
La regata prosegue e termina allo spasimo. Lo stress si allenta. Se vinciamo è perché siamo stati i più bravi e meritiamo i complimenti. Se non vinciamo dobbiamo capire il perché, capire come avremmo dovuto fare ed imparare dagli errori. Se ci sarà una prossima volta non ci caschiamo più. Abbiamo imparato a imparare.
Nessuno ha perso. Perde solo chi si ritira perché non ha i cosiddetti per tenere duro, e non vuole riconoscere di avere sbagliato. Come nella vita. Arriviamo in porto "stanchi ma felici". Con qualche dolorino, magari un po' acciaccati. E' così quando si combatte col cuore, nessuno ci bada. Ma il bello è come vedi adesso i tuoi colleghi. Ti sembrano persone diverse. Eri salito in barca con dei quasi estranei (e qualche avversario), scendi a terra con degli amici.
Abbiamo capito che siamo un gruppo fantastico, una forza bestiale! Se vogliamo e ci impegniamo possiamo mangiarci il mondo. Per stasera ci accontentiamo di una pizza. Regatare mette appetito.

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